Blockchain e notaio: suonano bene insieme?

Intervista a Giovannella Condò per Distributed Minds

Lei è Giovannella Condò

Giovannella Condò, notaio e cofounder di Milano Notai, si occupa principalmente di operazioni di diritto societario, di banking e project finance. Segue società, banche di investimento, fondi di private equity e di venture capital, istituti finanziari, start up e PMI innovative in ogni fase della consulenza, con particolare attenzione alle emissioni di bond, mini bond, project bond e strumenti finanziari partecipativi, equity crowdfunding, assetti di governance e ristrutturazione del debito.

È molto attiva nelle transazioni di project finance in materia di energia e di infrastrutture, occupandosi dell’intero security package che assiste ogni tipo di finanziamento, prestito obbligazionario, bond, project bond: pegni su quote, azioni o crediti, ipoteche e privilegi speciali e generali, cessione dei crediti in garanzia, sempre valutando molto attentamente il relativo profilo fiscale.

É attiva in iniziative di women empowement, mentoring, professional e women network. Ha fondato La Carica delle 101.

1. Raccontaci in breve la tua storia e come sei atterrata nel mondo Blockchain in un settore, come il tuo, che della certificazione pubblica da sempre è custode?

«La passione per il diritto societario che da sempre mi contraddistingue mi ha fatto avvicinare alle startup e all’innovazione. E cosi anche alla blockchain.

Blockchain e notaio: suonano bene insieme? La blockchain può senz’altro permettere di verificare l’autenticità e la corrispondenza delle transazioni. Nulla può però la blockchain se dati inesatti sono immessi in un’operazione; nulla può rispetto a informazioni mendaci contenute in un documento che siano trasmesse secondo una transazione svolta secondo le forme richieste; nemmeno si può verificare l’identità dell’utente che utilizzi gli strumenti di autenticazione in modo eventualmente non autorizzato».

2. La tua attuale posizione, la tua giornata tipo, le tue responsabilità e le attività quotidiane che non vedi l'ora di svolgere.

«Sono notaio, Cofounder di Milano Notai. Lavoro nel nostro adorato studio nel Palazzo Poldi Pezzoli di via Manzoni 12 a Milano.

Siamo per metà pubblici ufficiali e per metà liberi professionisti, con le diverse responsabilità che ne derivano. Attenzione alla legalità, alla sicurezza giuridica, alle transazioni certe e controllate, da un lato, e organizzazione e gestione dello studio, dei collaboratori e dei clienti, dall’altro. Ho, inoltre, un occhio sempre attento ai flussi finanziari, in particolare a quelli legati alle imposte, che, come sostituti di imposta, paghiamo per conto dei nostri clienti».

3. Quali sono i tuoi progetti per il prossimo anno?

«Far tesoro dell’esperienza di questi ultimi dodici mesi. Mantenere e migliorare quanto siamo stati costretti ad imparare ad utilizzare.

Mi riferisco alla digitalizzazione della nostra attività, alla gestione delle assemblee notarili delle società completamente a distanza, con soci amministratori e sindaci e notaio collegati con mezzi telematici.

Vorrei anche migliorare la gestione del riconoscimento dei clienti a distanza ai fini delle verifiche antiriciclaggio e utilizzare, per quanto possibile, la firma digitale».

4. Secondo il WEF, la presenza femminile complessiva nella cripto-economia è compresa tra l'1% e il 5% a livello globale. Concordi con questi numeri secondo la tua esperienza? E Perché il mondo blockchain è dominato da una forte presenza maschile?

«Purtroppo sono dati bassissimi. Sono figli della scarsa presenza femminile nello studio delle materie STEM e, di conseguenza, in tutte le professioni che necessitano di un percorso scolastico legato a queste materie».

5. Quali suggerimenti hai per migliorare la diffusione, la conoscenza e lo sviluppo di blockchain anche nell’universo femminile?

«Diffondere lo studio delle materie STEM tra le ragazze. Intervenire tra gli 11 e i 17 anni. Infatti autorevoli studi provano che le ragazze a 11 hanno interesse per la matematica e per le altre materie scientifiche, interesse che cala drasticamente con la scelta del percorso universitario.

Ciò significa che governi, insegnanti e genitori devono sfruttare quei quattro o cinque anni prima che la scelta del percorso scolastico sia definitiva.

Bisogna anche vincere i pregiudizi, come la conformità alle aspettative sociali, gli stereotipi di genere, i ruoli di genere e la mancanza di modelli di riferimento che orientano le ragazze lontano da scelte professionali negli ambiti STEM».


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